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News
/ Sulle
Madonie
un "sale"
vecchio circa 5.ooo.ooo di anni
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Il
Cloruro di
Sodio si trova abbondantemente
in natura e la maggior parte di esso è
disciolto nell’acqua marina, può
però trovarsi anche allo stato
solido in giacimenti continentali la cui
formazione è dovuta a processi
geologici che, confinando porzioni di
mare o interi bacini, ne hanno poi innescato
il disseccamento per evaporazione solare.
Le testimonianze di uno dei processi di
prosciugamento marino più importanti
al mondo si trovano anche sulle Madonie,
infatti i giacimenti di Salgemma,
noti sin dall’antichità e
attualmente sfruttati mediante estrazione
meccanizzata, ci raccontano come il Mare
Mediterraneo, a motivo di un progressivo
isolamento dall’Oceano Atlantico,
si sia quasi completamente essiccato consentendo
la formazione di una serie di rocce “evaporitiche”
(Ciclo Gessoso-Solfifero Siciliano), che
sono state sede di giacimenti di Zolfo
nella Sicilia centro-meridionale e che
al loro acme hanno permesso la formazione
del Salgemma e dei Sali Potassici.
Ciò è stato possibile anche
in relazione ad un clima di tipo mediterraneo
che ha consentito un rapido processo evaporativo
in cui il Cloruro di Sodio dopo
milioni di anni si trova in forma solida
chiamato comunemente Salgemma e noto anche
come Halite.
Ovviamente un minerale come il Salgemma,
ancora molto importante nell’industria
chimica oltre che per altri usi (“addolcimento”
delle acque, industria tessile, abbassamento
del punto di congelamento nelle strade,
ecc.), ha fortemente condizionato il territorio
ma soprattutto i suoi abitanti che ne
sentono ancora il richiamo ancestrale.
Vogliamo a tal proposito trasmettervi
la storia narrataci dalla Sig.ra L. La
Placa che dall’estrazione del sale,
anticamente fatta a mano, ne ha avuto
segnata la vita e assieme a Lei molte
persone del luogo che hanno tentato di
trasformare tale attività in una
fonte di reddito.
Infatti oltre al noto giacimento salino
di Petralia Soprana, accessibile dalla
frazione Raffo e attualmente sfruttato
dall’Italkali, ve né è
un altro limitrofo meno noto ma ugualmente
affascinante da conoscere, si tratta essenzialmente
di un duomo salino che ha avuto più
o meno le stesse vicende tettoniche di
quello sfruttato dall’Italkali e
una storia di coltivazione finita con
l’abbandono totale del sito, quest’ultimo
accessibile dalla frazione Salinella.
Attualmente sono ancora visibili gli ingressi
all’antica miniera, uno assomiglia
molto ad una discenderia e risulta molto
angusto e sconsigliato
da fruire, il principale invece
(pericoloso anch’esso),
benché difficilmente raggiungibile,
risulta di più facile percorrenza
ma purtroppo interrotto da una recente
frana interna che impedisce l’accesso
alle camere di coltivazione.
Adeguatamente equipaggiati siamo stati
accompagnati da un esperto in speleologia,
Sig. C. Polito, per cercare di non dimenticare
una parte del nostro passato che rischia
di scomparire per sempre.
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