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/ Giuliano
Ruggieri,
il “Padre” della teoria sul disseccamento
del Mediterraneo
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Giuliano Ruggieri
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Parlare
della vita e dell’opera scientifica realizzata
in più di mezzo secolo da un indiscusso
“luminare” delle scienze geologiche
è cosa molto difficile, per cui, convinti
che ci siano state personalità illustri
ad averlo già fatto, noi allievi dell’ultimo
suo anno di docenza nella cattedra di Geologia
di Palermo (1988), ci limiteremo a ricordare
una storia di autentica amicizia tra due uomini
di scienza:Giuliano
Ruggieri & Giuseppe
Torre.
Il “Maestro” e G. Torre, interagiscono
durante il periodo universitario 1960/64 dove
Torre
si laurea con una tesi inerente il Pliocene
inf. – medio riscontrato nella zona di
Lascari di cui Giuliano
Ruggieri ne era il Relatore.
Negli studi scientifici di Giuliano
Ruggieri , salta subito all’occhio
l’amore per il periodo Neogenico in generale
e del periodo Quaternario nel dettaglio, anche
per la relativa difficoltà interpretativa,
derivante allora dal solo rilevamento geologico,
campionamento paleontologico ed analisi micropaleontologica.
Nato a Forlì nel 1919, G.Ruggieri
si laurea con lode in Scienze Naturali
a Bologna dove si distingue come paleontologo
ed in cui realizza lavori innovativi sulle “colate
gravitative”. In Sicilia, dopo avere studiato
il Permiano della Valle del Sosio con gli unici
e splendidi fossili, si concentra soprattutto
sul Pliocene – Pleistocene, dove oltre
ad individuare numerose specie fossilifere nuove,
intraprende degli studi stratigrafici d’innovativa
qualità scientifica che rivoluzionano
il Quaternario marino. |
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Le ricostruzioni paleoambientali risultano comunque
tra i prodotti scientifici di maggiore successo
di Ruggieri
e l’interesse per la genesi della formazione
gessoso-solfifera (1961), lo portano ad esprimere
per primo, nel 1967, con relativa pubblicazione,
l’ipotesi del “Disseccamento
del Mediterraneo” durante il
Miocene superiore (Pliocene).
L’ipotesi venne confermata da Hsu et Alii
nel 1972, a seguito di una campagna di sondaggi
sottomarini effettuata nel Mediterraneo dalla
nave oceanografica “G.Challenger”;
l’effetto amplificatore dell’operazione
portò ad obliterare il nome di G.Ruggieri
come detentore della teoria.
Ruggeri rivendicò sempre la
paternità della teoria, indipendentemente
dal riscontro datogli dalla comunità
scientifica internazionale, ed in cui riuscì
anche ad esprimerne le caratteristiche catastrofiste
della stessa. Nel 1989 ricevette la Laurea Honor
Causa presso l’Università
di Bologna. Con Giuseppe
Torre, realizzò uno studio
sistematico del periodo miocenico-pliocenico
che li portò ad individuare due nuovi
cicli sedimentari: il “Saheliano”
(non riconosciuto) e il “Parautoctono”
del Tortoniano inf. (Fm. Castellana);
una nuova formazione geologica (“marnoso-arenacea
della valle del Belice” - informale),
l’ipotesi di una faglia trascorrente Est-Ovest
che dall’Etna arrivasse a Capo S. Vito,
lo studio e stratigrafia dei due cicli sedimentari
evaporitici nella zona settentrionale della
Sicilia, un carsismo supramiocenico nei gessi
di Ciminna e sempre a Ciminna la ricostruzione
geologica e sedimentaria del Miocene affiorante
nella Sicilia centro- settentrionale.
Ovviamente intensi furono gli studi paleontologici
di Ruggieri
& Torre
su questo periodo che portarono all’individuazione
di molteplici specie nuove (tre dedicate a G.
Torre).
Morto prematuramente l’amico Torre,
Ruggieri
si ritira definitivamente a Rimini con la moglie
(Prof.sa M.A. Moroni),
smettendo di pubblicare. Siamo andati a trovarlo
prima della sua morte (2002) e ci rammentiamo
delle sue ultime parole prima di congedarci:
“figli miei ricordatevi che la geologia
è un ideale!”.
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