La storia geologica
di questo particolare affioramento calcilutitico
e argillo-marnoso, ben visibile percorrendo
la strada che da Caltavuturo porta a Scillato,
è riferibile a sedimenti di mare profondo
del Periodo Eocenico in cui la grana finissima
ne contraddistingue spesso le risultanti rocce
madonite.
Esso è riconducibile al Dominio Sicilide,
noto per le caratteristiche di Argille Varicolori
dai forti contrasti cromatici, e la sua attuale
posizione si può attribuire alla complessa
situazione tettonica della zona.
Rocca
Sciaccata
Rocca
Sciaccata è un enorme masso segnato
due volte dall’azione umana: dalla leggenda
per spiegarne la forma e da una presunta necessità
per giustificarne la parziale distruzione.
Percorrendo la strada provinciale Scillato-Caltavuturo,
un paio di Km prima del bivio per Cerda, la
strada costeggia un masso cinereo nominato
Rocca Sciaccata. Fino al 1998 era possibile
osservare che il masso aveva subito una frattura,
poiché i bordi delle due parti apparivano
perfettamente combacianti. Sull’eziologia
di tale separazione era sorta una bella leggenda,
che i contadini puntalmente narravano quando
si ammirava quella strana roccia.
Una volta, un uomo recandosi su Monte Riparato
per raccogliere verdure, vide il bucato della
Mora disteso sull’erba ad asciugare.
Tra i vari panni, un vestito ricamato in oro
mostrava la sua bellezza ed il suo valore.
Quel tale, spinto dalla curiosità si
avvicinò, all’improvvisò
pensò di rubarlo e, non vedendo la
Mora lo piegò e se ne fuggì.
La Mora, accortasi del furto, rientrò
nella sua grotta, impugnò una potente
mazza e inseguì il ladro. Egli correva
verso Terravecchia, e mentre correva un timore
iniziava a dominarlo, forse lungo la salita
del Casale, rallentando per la stanchezza,
sarebbe stato raggiunto dalla Mora. Il timore
di essere raggiunto dalla Mora lo indusse
a promettere quel vestito a San Bartolomeo,
pur di aver salva la vita. Anche la Mora sentì
il peso della stanchezza, e presa dalla rabbia
di non poter acciuffare quel ladro, all’improvvisò
si fermò e colpì con la sua
mazza la roccia che le stava accanto. Il masso
si spaccò in due parti. Nelle campagne
attorno si sentì un rumore simile ad
un terremoto. La Mora inveiva contro il ladro
e contro San Bartolomeo, poiché le
sue magie non erano mai riuscite a vincere
il potere del Patrono di Caltavuturo. Allora
se ne ritornò nella sua caverna a vigilare
sui suoi tesori.
Trascorsi un po’ di secoli, nel 1998
durante i lavori di consolidamento della strada
provinciale a qualcuno venne l’idea
di colpire ancora Rocca Sciaccata, ma questa
volta realmente, infatti un martellone meccanico
frantumò una considerevole parte di
quel curioso masso, solo per ricavarne conci
utili a ricoprire le strutture murarie in
calcestruzzo realizzate lungo la medesima
strada. Vano fu il dissenso espresso da qualche
cittadino, i lavori vennero bloccati per alcune
ore, il tempo che i carabinieri controllassero
tutti i permessi in mano alla ditta che eseguiva
i lavori, quindi il martellone riprese a frantumare
Rocca Sciaccata facendo sparire la metà
meridionale del masso e cancellando per sempre
il fascino di una roccia che per secoli aveva
attratto l’interesse dei passanti.