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MONTE D'ORO.
Uno splendido crocevia di natura, sport e cultura.
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Situato a circa un chilometro verso Ovest dall’abitato
di Collesano, Monte D’Oro rappresenta
geologicamente una Cuesta delimitata
tettonicamente i cui affioramenti rocciosi raffigurano
i depositi derivanti dalla deformazione del
Bacino Imerese (Fm. Crisanti), prevalentemente
pendenti verso nord-est emergono dalle argilliti
numidiche di Portella Colla.
A costruirne l’edificio geomorfologico
spiccano i banconi calcarei risedimentati su
cui risultano visibili i segni epigei del carsismo
(karren, vaschette di corrosione, solchi ecc.);
essi sono intercalati nelle radiolariti silicee
e marne silicizzate stratificate variamente
colorate dal verde al rosso al grigio.
Ma al di là del significato geologico,
Monte D’Oro ritrae bene parte della storia
medievale delle Madonie, anche se ritrovamenti
archeologici ne parrebbero indicare antropizzazioni
più antiche, ciò è testimoniato
dalle rovine presenti sulla sommità che
ne aumentano il suo fascino intrinseco; altresì
importante risulta la sua valenza naturalistica
legata alla biodiversità e alla fauna
endemica madonita.
Monte D’Oro rappresenta anche, per i giovani
appassionati di Collesano, un luogo dove fare
trekking, arrampicata in corda o mountain bike
per le quali attività, chi volesse fruirne,
può contattare:
www.rosarioloforti.it
–
www.madoniebike.it
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• Storia, archeologia e ambiente
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Sulla
sommità nord di questo rilievo,
su una piattaforma a quota 703 m.
s.l.m. scoscesa e inaccessibile per
tre lati, si estende per circa un
chilometro in linea d’aria un
antico e vasto abitato medievale,
che è ancora visibile per la
presenza di numerose rovine (abitazioni,
cisterne, mura di fortificazione,
torri, una struttura identificabile
come un castello e infine un piccolo
edificio absidato, con molte probabilità
una chiesetta), aventi l’interessante
caratteristica di essere quasi interamente
costruite con enormi blocchi di pietra
alzati “a secco”, cioè
senza l’uso di leganti cementizi,
dando così una visione “megalitica”
dell’abitato.
In questo sito la presenza umana è
attestata fin dall’antichità
classica, come dimostra il ritrovamento
in situ di alcuni reperti (soprattutto
ceramici) riferibili ad epoca greco-romana
classica, ma un insediamento umano
stabile è attestato soltanto
in età medievale sotto la dominazione
musulmana della Sicilia, quando il
geografo arabo Al Muqaddasi cita questo
sito abitato con il nome di Qal’at
as-sirat (“rocca sulla retta
via”), e lo inserisce tra le
città di un certo rilievo nella
Sicilia musulmana del X secolo. Nel
XII Monte D’Oro è descritto
da Edrisi, geografo arabo alla corte
di re Ruggero II, come “alto
e superbo monte” nel quale vi
era un “castello fortissimo
e difendevolissimo, nei cui dintorni
potevano pascolare pecore e buoi;
ma re Ruggero ha fatto diroccare il
castello e tramutare l’abitato
nel sito dov’è oggi”.
Nel XII secolo (1130-31) si ha dunque
la distruzione e l’abbandono
della città che, parzialmente
abitata ancora nel XII secolo, verrà
del tutto abbandonata nel secolo seguente,
e già nel 1181 essa veniva
già definita “villa vetus”
(città vecchia). In età
moderna (XVI-XVIII sec.) l’antico
sito abitato sul Monte era conosciuto
da alcuni storici siciliani di quell’epoca,
che la identificarono erroneamente
con le città classiche di Paropo
e di Alesa, mentre nel 1972 il sito
è stato oggetto di una brevissima
campagna di scavi archeologici condotta
dalla Soprintendenza ai beni Archeologici
della Sicilia Occidentale che ha riportato
alla luce una buona quantità
di reperti, tra i quali ricoprono
particolare interesse un denaro databile
ad età sveva (XIII sec.), una
fibula altomedievale con una croce,
una lucerna, nonché copiosa
ceramica grezza da mensa e da conserva,
reperti oggi tutti conservati presso
il museo Salinas di Palermo.
L’abitato medievale di Monte
d’Oro è un sito che si
fonde perfettamente al paesaggio naturale
nel quale è inserito, offrendo
così, oltre agli aspetti archeologici,
facilmente visibili durante una escursione,
anche interessanti particolarità
naturali, tutto ciò legato
ad uno straordinario panorama visibile
dalla sommità del monte, da
cui si domina tutto il territorio
costiero che da Cefalù arriva
fino a Termini Imerese, e le antiche
rocche arabe di Caltavuturo, Sclafani
e Brucato.
La vegetazione che oggi resiste ai
frequenti incendi è distinguibile
in tre categorie: macchie e boschi
molto degradati (Quercetalia ilicis);
rupi di alta e media quota; coltivi
abbandonati (praterie, garighe e arbusteti
di media ed alta quota). La fauna
presente, oltre ad annoverare la maggior
parte dei vertebrati delle Madonie,
si distingue per la presenza di uccelli
quali la Poiana, il Gheppio, il Grillaio,
la Coturnice Siciliana ed il raro
Capovaccaio (ultime osservazioni infatti,
accertano la presenza di una coppia
di questo avvoltoio che stagionalmente
frequenta il monte).
Marco Failla – Dott.
in Conservazione dei Beni Culturali
Rosario Loforti
– Dott. in Scienze
Naturali
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